Quante volte guardi il tuo telefono?

E’ risaputo che gli smartphone sono ormai parte della nostra vita e ci permettono di rimanere connessi costantemente con il mondo, ma quanto questa connessione con gli altri è una reale comunicazione? A questo proposito ti invito a fare una piccola autosservazione: partendo da domani mattina conta quante volte guardi il tuo cellulare e tra

Quante volte guardi il tuo telefono?

E’ risaputo che gli smartphone sono ormai parte della nostra vita e ci permettono di rimanere connessi costantemente con il mondo, ma quanto questa connessione con gli altri è una reale comunicazione?
A questo proposito ti invito a fare una piccola autosservazione: partendo da domani mattina conta quante volte guardi il tuo cellulare e tra queste, prova a segnare quante volte è necessario, per esempio per esigenze lavorative o familiari, e quante volte invece potresti evitarlo.
Inoltre prova a rispondere a queste domande:
-Quando fai delle attività (lavorare, guardare la tv, cucinare..) il cellulare è vicino a te?
-Porti un caricabatterie con te per evitare che si scarichi?
-Se lo dimentichi a casa e non puoi recuperarlo, come ti senti?
-Mantieni il cellulare sempre acceso e ti è capitato di addormentarti con il cellulare nel letto?
-Quando ti svegli prima accendi il cellulare o fai colazione?
-Ti infastidisci quando non puoi utilizzarlo a causa della mancanza di campo o perché la batteria è esaurita?
-Come ti senti nelle situazioni in cui non puoi utilizzarlo (riunioni di lavoro, cene formali, celebrazioni religiose..)
Le risposte che hai dato a queste domande possono essere campanelli d’allarme per ridimensionare il tuo rapporto con il cellulare.

Se si crea la sensazione di perdersi qualcosa se non lo si controlla continuamente allora si sta innescando un meccanismo di dipendenza patologica. Si parla in questi casi di “Nomophobia”, una parola derivata dall’abbreviazione inglese «no-mobile-phone» fobia.
La paura sproporzionata di rimanere disconnessi da social e applicazioni è forte al punto che la persona sperimenta sensazioni fisiche simili all’attacco di panico: mancanza di respiro, vertigini, tremori, sudorazione, battito cardiaco accelerato, dolore toracico e nausea.
Secondo gli studi di David Greenfield, professore di psichiatria all’Università del Connecticut, l’attaccamento allo smartphone è molto simile a tutte le altre forme di dipendenze, perché causa delle interferenze nella produzione della dopamina, il neurotrasmettirore che regola il circuito celebrale della ricompensa, incoraggiando le persone a svolgere attività che credono daranno loro piacere.
Altre possibili conseguenze legate all’uso sregolato del cellulare sono: sviluppare insicurezze relazionali o alimentare la paura del rifiuto, in quanto sui social vi sono prevalentemente immagini di felicità e benessere ostentati (anche se spesso solo apparenti); o sentirsi infastiditi dalle conversazioni e dalle domande del proprio partner o dei figli perché troppo impegnati a controllare sui social o su WhatsApp cosa stanno facendo altre persone.
Per questi motivi è importante mantenere un rapporto equilibrato con il telefonino, concedendosi ogni tanto di spegnerlo o di evitare di guardarlo; un altro suggerimento utile potrebbe essere impostarlo in modo che non vengano segnalate notifiche, per non essere interrotti durante le proprie attività, definendo in quali momenti invece guardare il telefono (es. dopo due ore di studio, solo nella pausa pranzo nel caso si lavori, per i ragazzini solo dopo cena..).
Un’altra strategia può essere individuare il momento in cui lo usi maggiormente, sforzarti di tenerlo lontano dalla tua vista e in quello spazio trovare delle attività che ti permettano di recuperare piacere in altro modo.
Ora chiudi il pc o il telefono da cui stai leggendo l’articolo e prova a fare questo esperimento!