“Perché non possiamo uscire?”

Queste settimane di quarantena sono difficili per noi adulti, disorientati e spaventati per quello che sta accadendo e che non sappiamo esattamente come evolverà. Ma in questa quarantena sono coinvolti anche i bambini e, nonostante i genitori cerchino di non trasmettergli preoccupazione, loro sanno cogliere le emozioni che circolano in casa. Nelle prime settimane i

"Perché non possiamo uscire?"

Queste settimane di quarantena sono difficili per noi adulti, disorientati e spaventati per quello che sta accadendo e che non sappiamo esattamente come evolverà.
Ma in questa quarantena sono coinvolti anche i bambini e, nonostante i genitori cerchino di non trasmettergli preoccupazione, loro sanno cogliere le emozioni che circolano in casa.
Nelle prime settimane i bambini hanno vissuto questo periodo come un’anticipazione delle vacanze. Hanno giocato, passato più tempo con i genitori e sono stati sollevati dal carico di verifiche e prove varie.
Tuttavia, i bambini hanno avvertito anche il clima di incertezza e i pensieri che inevitabilmente accompagnano questo periodo.
Il cambiamento repentino delle loro abitudini ha attivato alcune domande: “Cosa sta succedendo esattamente? Perché non posso giocare con i miei amici? Perché mamma e papà non possono andare al lavoro?”
Il primo passo per sciogliere questi dubbi potrebbe essere quello di capire che idee si sono fatti della situazione.
Questo permette di partire dai loro pensieri, per comprendere cosa li preoccupa maggiormente.
Ogni bambino è diverso, anche se figlio degli stessi genitori.

Come possono rispondere i genitori?

In un secondo momento, i genitori dovrebbero provare a rispondere con chiarezza.
Parlare ai bambini con semplicità e con una comunicazione il meno ansiosa possibile gli permetterà di mitigare le eventuali emozioni di tristezza e rabbia che possono provare.
A volte si ha l’idea che sia meglio non parlare delle proprie emozioni ai figli, ma in realtà far capire loro che anche mamma e papà provano le loro stesse emozioni li può aiutare.
Ovviamente questa condivisione va fatta in modo delicato e va accompagnata da una prospettiva positiva della situazione.
Può essere spiegato ai bambini quello che è possibile fare in questo periodo e non solo ciò che ci è impedito fare.
Tra quello che è possibile fare, c’è il mantenimento di una socialità, che non è possibile esercitare in presenza, ma che è possibile mantenere con i vari strumenti di comunicazione che fortunatamente abbiamo a disposizione.

Come si può impostare la giornata con i bambini?

I bambini hanno bisogno di una prevedibilità, quindi sarebbe bene mantenere una routine quotidiana.
Questo vale soprattutto per i bambini più sensibili o ansiosi, che hanno bisogno di sapere e “controllare” cosa accadrà.
La routine può essere impostata stabilendo degli orari per i compiti, ma anche per alcune piccole mansioni da svolgere insieme al genitore o da far svolgere in autonomia, a seconda dell’età dei bambini.
Questo permetterà loro di organizzare la giornata e di sentirsi coinvolti in una progettualità comune, che coinvolge tutta la famiglia.
In questo modo, la quarantena, per quanto strana, potrebbe diventare l’occasione per saldare le relazioni.
In particolare quella tra genitori e figli, che nella normale quotidianità, hanno sempre meno tempo da poter trascorrere insieme.

Che pensieri si possono fare con i bambini?

Sempre a proposito della prevedibilità e di una progettualità positiva, si può pensare a cosa fare, non appena sarà possibile tornare a stare insieme ad altre persone.
Potrebbe essere una piccola gita in mezzo alla natura o un pranzo con degli amici.
Fare questo permette di proiettare la mente dei genitori e dei bambini verso qualcosa di positivo e conosciuto.
Aumenteranno così il senso di sicurezza e il richiamo alle nostre abitudini, così diverse da quello che stiamo vivendo.

E infine..

Oltre a queste semplici indicazioni, è sempre bene ricordare ai genitori che sono umani e che a volte, soprattutto in questo periodo, possono perdere la pazienza o non aver l’entusiasmo per proporre attività creative.
Anche questo fa parte di questo strano periodo, ma è normale che sia così.