Molte volte sembra che adulti e bambini parlino lingue diverse, non riuscendo a capirsi su alcune cose che vengono vissute dal bambino in un modo e dal genitore/insegnante in un altro.
E’ il caso dei capricci.
Molto spesso questi vengono letti dagli adulti come un segnale di sfida, mentre la maggior parte delle volte significano altro.
Spesso i capricci nascondono un disagio fisico o emozioni quali la tristezza e la rabbia.
Per questo è importante che i genitori imparino ad osservare il bambino, per comprendere il motivo dei suoi capricci. Così facendo possono spiegarlo anche a loro, aiutandoli a accogliere e restituire le emozioni che provano.
Oltre all’ascolto, ci sono una serie di modalità che possono essere adottate nella relazione con i bambini, in particolare quando si tratta di capricci.
Ad esempio quando si parla con loro, abbassarsi e guardarli negli occhi, per evitare che ci sia una disparità nella relazione, anche dal punto di vista fisico.
Inoltre è sempre bene spiegare loro perché qualcosa non si può fare, questo li rende tranquilli e crea una routine. Inoltre permette loro di accrescere la fiducia negli adulti e costruire uno schema personale rispetto alla giornata.
Un altro aspetto fondamentale riguarda i limiti, da dare sempre ai bambini, anche quando sembrano troppo piccoli. Prima il bambino si sentirà contenuto, prima capirà quali sono i suoi confini. Tale aspetto è fondamentale anche per la sua crescita, è bene che impari che ci sono dei confini e che non può avere tutto ciò che desidera.
Diversamente il rischio è che qualche anno dopo, in particolare durante l’adolescenza, non accetti le limitazioni date dal mondo esterno e quindi fatichi a gestire le relazioni con i pari o con la scuola, secondo agente educativo, dopo i genitori.
Cosa fare quando una crisi di capricci è finita?
La tendenza di molti genitori è quella di rimanere con il broncio e pieni di rancore, ma questo fa male sia all’adulto, che al bambino. Il primo, infatti, rimane nervoso e teso e il bambino può provare una forte ansia. Non c’è nulla di più angosciante per un bambino che sapere che il proprio genitore è ancora arrabbiato per una cosa che è successa tra loro.
Un ottimo strumento, quindi, potrebbe essere l’abbraccio. L’abbraccio dona calore, ma comunica anche il messaggio che i genitori ci sono, nonostante il bambino si arrabbi a volte in modo molto forte.
E’ una prova d’amore e di continuità, ancora più significativa a fronte di una difficoltà nella relazione.
Un’altra riflessione che aiuta a ridimensionare i capricci dei bambini possiamo farla pensando alla nostra esperienza.
Quante volte, se siamo stanchi, se la giornata è andata storta o se proviamo delle emozioni che non riusciamo a comunicare, anche noi facciamo i capricci?
Non li facciamo come li fanno i bambini, ma a nostro modo comunichiamo all’altro che non stiamo bene e che è meglio non insistere su alcune cose. E solo con il tempo l’altro ci conosce e comprende qual è la modalità da adottare con noi quando siamo stanchi o frustrati.
L’obiettivo è quello di provare a usare modalità che sciolgano il malessere, ma sempre con l’idea che, se nemmeno noi riusciamo a affrontare ogni situazione con maturità, come possono farlo i bambini?
Così come per gli adulti essere genitori è un lavoro che si impara piano piano, anche per i bambini, gestire il proprio malessere e poterlo comunicare è un lavoro lento e graduale.
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Se vuoi approfondire la tematica dei capricci dei bambini con la dott.ssa Chiara Zani psicologa e psicoterapeuta puoi prenotare un consulto a Rovato attraverso la pagina dei contatti