Accettare gli altri o arrabbiarsi sempre?

Spesso le persone vorrebbero non provare le emozioni che chiamano “negative” come l’ansia, la tristezza e la rabbia. Tuttavia, queste emozioni talvolta possono essere appropriate, se si presentano in alcuni contesti. Ad esempio è normale sentirsi ansiosi prima di un esame perché questa emozione ci predispone ad essere maggiormente attenti e pronti a rispondere in modo

Accettare gli altri o arrabbiarsi sempre?

Spesso le persone vorrebbero non provare le emozioni che chiamano “negative” come l’ansia, la tristezza e la rabbia. Tuttavia, queste emozioni talvolta possono essere appropriate, se si presentano in alcuni contesti.
Ad esempio è normale sentirsi ansiosi prima di un esame perché questa emozione ci predispone ad essere maggiormente attenti e pronti a rispondere in modo adeguato a ciò che viene richiesto, così come essere tristi dopo la partenza di un amico che tornerà tra qualche anno serve per prenderci del tempo per curare le nostre ferite.
Ovviamente ognuna di queste emozioni dev’essere dosata perché diversamente ne saremmo sopraffatti.

A volte, tuttavia, non è facile controllare le emozioni, anche perché viviamo a contatto con altre persone che possono imporsi, trattarci con prepotenza o essere aggressive. In queste situazioni l’emozione che scatterà in noi molto probabilmente sarà la rabbia, la voglia di comportarsi allo stesso modo, se non addirittura vendicarsi, se si tratta di questioni importanti.
Ma quanto questo atteggiamento porta a dei vantaggi?
La rabbia influisce negativamente sulla nostra salute, causando molti problemi psicosomatici (mal di testa, problemi allo stomaco, dolori muscolari..). Inoltre quest’emozione spinge ad agire in modo impulsivo, non riuscendo a modificare le situazioni che ci infastidiscono. Quest’ultimo sembra essere l’unico obiettivo che abbiamo quando siamo arrabbiati: modificare gli altri e il loro modo di fare, aspettarsi che si comportino bene, ma è proprio questa pretesa che genera sofferenza e frustrazione.
Il passaggio inevitabile, quindi, è quello dell’accettazione dell’altro, anche di quello che tratta male noi o chi ci circonda, limitandoci a giudicare inappropriati i suoi comportamenti, i suoi pensieri, ma non tutta la sua persona, facendola rientrare nelle categorie “giusta” o “sbagliata”.
Se, ad esempio, un collega ti risponde in modo brusco mentre state preparando un lavoro insieme, ma tu fossi riuscito ad accettarlo così com’è riusciresti a distinguere la persona da quello che ha fatto in quel momento.
Magari ti ha trattato in malo modo perché ha discusso con sua moglie poco prima, perché il figlio non vuole più andare a scuola o per altri motivi che non puoi conoscere. Così facendo non ti arrabbieresti o comunque impareresti a vedere quello che accade in modo parziale, come un “attacco” limitato e non un “danno” alla tua persona.
Questo atteggiamento potrebbe portare il tuo collega ad essere consapevole del fatto che ha esagerato, se così non fosse in ogni caso evita che tu trascorra il resto della giornata arrabbiato, magari perdendo anche la concentrazione che ti serve per il lavoro.

Ti consideri una brava persona? Hai mai avuto reazioni eccessive? Probabilmente risponderai sì ad entrambe le domande e questo confermerà la possibilità che anche le brave persone possono sbagliare ed avere comportamenti che generano rabbia.
Se invece non ti consideri una brava persona perché a volte sei stato inadeguato allora forse dovresti cominciare ad accettare te stesso, nonostante tutti gli sbagli che fai. Forse così sarai più disposto ad accettare gli altri, nonostante i loro sbagli e la capacità di farti arrabbiare.