Ora che lentamente alcune misure sono state allentate ed è possibile uscire un po’ di più dalle nostre case, cosa può accadere nella nostra mente?
Potremmo sentire la paura dell’altro, percepirlo come qualcuno di potenzialmente pericoloso, da cui dobbiamo stare distanti, per la nostra e la sua sicurezza.
Questo ci permette di stare attenti, aspetto fondamentale in questa fase, ma se questa soglia di attenzione rimane troppo alta e costante, il rischio è che aumentino anche tensione e stress.
E’ importante chiederci quindi dove la giusta attenzione sfocia in forme d’ansia?
Finora le persone riuscivano in parte a contenere quest’emozione abituandosi a vivere nei confini della propria casa e questo dava loro una sensazione sicurezza, anche se relativa.
Tuttavia piano piano bisognerà, seppure con mascherine e guanti, tornare a un minimo di socialità, a lavoro o negli spazi aperti dove saranno presenti altre persone.
Se si vorrà mantenere o recuperare un benessere generale, sarà sempre più importante ricordarsi della nostra parte emotiva e dei pensieri che ci accompagnano.
I pensieri che guideranno i comportamenti delle persone dovranno essere giustamente prudenti, ma dovranno essere anche realistici e non eccessivamente allarmanti.
Diversamente, il fatto di ricordarci di alcune regole potrebbe diventare fonte di malessere, più che un aspetto protettivo.
Un’altra sensazione che si potrebbe provare in questo periodo è la sfiducia nel futuro, perché tante condizioni sono cambiate, alcuni hanno perso il lavoro, hanno dovuto reinventarsi o rinviare progetti personali.
Il primo passo da fare è chiedersi “cosa è rimasto uguale a prima?” e “cosa è possibile fare?”.
E’ importante concentrarsi maggiormente su questo, su quello che si può fare, che su quello che non è possibile fare in questo momento.
Il periodo di quarantena che abbiamo vissuto può esserci utile solo se ne ricaviamo qualcosa che può esserci d’aiuto.
Che sia una riflessione su di noi, su come siamo davvero, quando non siamo immersi nel lavoro o nei mille impegni.
Si può anche mantenere, compatibilmente con le indicazioni, la propria identità personale e lavorativa, chiedendosi “Cosa posso fare per continuare a essere quello che ero prima? Per sentirmi competente, anche se magari in modo nuovo?”.
Inoltre è bene ripartire, oltre che da noi stessi, dalle altre persone.
Pensare alle relazioni che ci circondano, che abbiamo consolidato o gradualmente perso, perché forse è così che doveva andare.
Un aspetto che può esserci d’aiuto è anche trovare nuove modalità per affrontare alcune situazioni o altre fonti di stress che inevitabilmente si presenteranno in futuro.
Per questo motivo, se si riconosce una difficoltà nel gestire questi aspetti è bene prendersene cura, per poter ripartire nel miglior modo possibile, un po’ più attrezzati per quello che ci aspetta.